ASTROFILI

  Visita laboratori Gran Sasso
  I neutrini
  Nettuno, l’ultimo pianeta
  Marte
  La vita su Marte: Curiosity
  Giove
  Ai confini dell'universo
Il lato oscuro dell'universo
  Acqua e vita sulla terra
  Stella Kepler-10
  le onde gravitazionali
Immagini
La cometa di Natale
Osservatorio
   
   
 
   

 

Ai confini dell’universo

di Davide Ballerini

Non capita spesso, durante la vita, di doversi soffermare a riflettere su argomenti così particolari e profondi come quello dell’infinità dell’Universo; esso esula un po’ da quelli che sono i pensieri della routine quotidiana.
Ma quando ciò accade, vuoi perché qualche format televisivo ce lo rievoca o, perché magari in una limpida notte ci si trova a meditare la bellezza del firmamento, come capita a noi astrofili, allora si viene pervasi immediatamente da un infinità di domande alle quali la nostra mente, nella maggior parte dei casi, tenta di rispondere mediando tra conoscenze scientifiche, pensiero filosofico e fede religiosa.
Ora non vuole essere questa la sede per un dibattito su una questione così grande, tutt’altro, ognuno di noi è libero di credere ciò che meglio preferisce.
L’intenzione è solo quella di valutare, esclusivamente da un punto di vista scientifico, quale sia il quadro della situazione alla luce delle ultime scoperte fatte dal settore di ricerca in questo ambito.
Siccome la quantità di informazioni che si hanno a disposizione è oggigiorno notevole, un suo chiaro approfondimento richiede inevitabilmente una discussione a più puntate; non me ne vogliano i lettori.
Possiamo subito iniziare introducendo quello che in passato la scienza interpretava come definizione generica di Universo “tutto ciò di cui potremo avere conoscenza, l’intera regione dello spazio e del tempo accessibile ai nostri strumenti, ora e in futuro”.
Negli anni questa definizione venne poi rivisitata, esattamente con l’avvento della teoria inflazionaria, (che in seguito affronteremo), il termine “Universo” assunse un duplice significato: per qualcuno esso rimaneva confinato all’Universo osservabile, per altri invece identificava la totalità dello spazio e del tempo. Noi astrofili, che preferiamo appellarci sempre ai testi scientifici, faremo la seguente distinzione: con il termine Universo designeremo la nostra bolla spazio-tempo in espansione, contenente tutta la materia visibile ai nostri strumenti; mentre con l’introduzione del termine “Cosmo”(Kosmos dall’antica Grecia) definiremo la totalità dello spazio e del tempo, all’interno del quale (se la teoria dell’inflazione è corretta) potranno esistere innumerevoli bolle spazio-tempo in espansione, ossia infiniti Universi, con i quali, però, non potremo mai comunicare.
La cosmologia è una scienza che ha origini antiche, furono proprio i greci ad introdurre questo termine, con essa si proponevano di studiare l’interezza dell’esistenza.
Oggi sostanzialmente le cose non sono cambiate, il fine rimane sempre lo stesso: descrivere l’Universo nel suo insieme, dall’origine alla sua evoluzione.
E’ un cosmo, naturalmente, visto in maniera diversa rispetto a quello dell’antichità, in cui la moderna cosmologia fonda le sue basi su due importanti concetti: il metodo scientifico e la validità del principio cosmologico.
Con il metodo scientifico si vuole individuare un criterio su come affrontare lo studio; la formulazione di nuove teorie dovrà essere costruita su elementi concreti, ossia tenendo conto dell’analisi dei dati sperimentali provenienti dalla ricerca.

Il principio cosmologico è una teoria alla quale si è giunti attraverso un percorso storico ben preciso in cui si sono avvicendate scoperte e intuizioni da parte di diversi scienziati del passato. Einstein nel 1915 applicando le equazioni matematiche della Teoria della Relatività Generale per descrivere il comportamento dello spazio-tempo a larga scala, diede proprio il primo impulso in questa direzione. Successivamente altri scienziati, come Friedmann e Hubble fornirono un contributo importante: il primo, sui passi del lavoro di Einstein, propose un modello matematico che prevedeva un Universo in espansione, il secondo, mediante l’osservazione diretta dimostrò poi la validità di questo modello.

Ora per poter comprendere quello che Hubble aveva scoperto diviene necessario aprire una piccola parentesi che possa aiutare il lettore meno esperto ad affrontare l’argomento con chiarezza. Si è parlato di Universo ma non si è detto di che cosa esso sia costituito, o meglio, per ciò che sappiamo la nostra stella, il Sole, con i suoi pianeti e gli altri corpi (asteroidi, comete, etc.etc.) ne fanno parte; ma andando oltre cosa altro c’è? Ebbene per farla breve allontanandoci dal nostro Sole troveremo una quantità sempre maggiore di stelle e di altri oggetti fino a raggiungere i confini di questo immenso “contenitore” chiamato galassia (Via Lattea). Un’isola di materia che, per dare un senso delle proporzioni, può contenere mediamente circa 100 miliardi di stelle e con dimensioni dell’ordine di 100.000 anni luce di diametro (significa che per attraversare tutta la Via lattea da un estremo all’altro, alla strepitosa velocità della luce, impiegheremmo circa 100.000 anni!).

Proseguendo oltre per incontrare un’altra galassia simile alla nostra (galassia di Andromeda), viaggiando sempre alla velocità della luce, dovremmo attendere circa 2.3 milioni di anni! Come potete capire gli spazi in gioco sono veramente notevoli, ma questo è niente a confronto dell’immensità dell’Universo. Le varie galassie, che possono avere forme e grandezze diverse (a disco con bracci a spirale, ellittiche e irregolari), si raggruppano in ammassi tenuti assieme dalla forza gravitazionale che ne governa i moti. Continuando, come in una scatola cinese, gli ammassi a loro volta si possono legare con altri e costituire i superammassi. Dalla combinazione degli superammassi si costruisce quella che viene definita la struttura a grande scala dell’Universo, dove la materia si distribuisce in fogli e filamenti sottili racchiudendo immensi spazi vuoti, e questa è per sommi capi una descrizione di quello che i moderni strumenti sono riusciti a vedere. Tornando ora al nostro Hubble, egli studiando proprio alcune galassie, servendosi di uno strumento chiamato spettrografo applicato al telescopio, riuscì a registrare un importante informazione: la prova che tutti quei sistemi da lui presi in esame avevano un moto di allontanamento con una velocità proporzionale alla loro distanza da noi, confermando così le teorie di Friedmann ed Einstein.

Per comprendere meglio questo processo di espansione possiamo ricorrere ad un esempio pratico e di facile intuizione. Immaginiamo di poter assistere alla lievitazione di un panettone appena impastato e messo nel forno. Osservando nel tempo, con il calore che fa il suo lavoro, vedremo che il panettone inizierà a gonfiarsi; al suo interno i canditi, che prima si trovavano ad una certa distanza, ora incominceranno ad allontanarsi sempre più l’uno dall’altro, questo, per analogia, è un po’ ciò che accade nell’Universo con le galassie. Le conseguenze di un tale processo si possono esprimere con due concetti fondamentali. L’universo si presenta uguale ed uniforme da qualsiasi regione del suo interno lo si osservi; non esiste nessun luogo privilegiato, anche se le galassie sembrano recedere da noi in tutte le direzioni non significa che la Terra si trovi al suo centro. L’altro aspetto importante è che se l’Universo si trova in una fase di espansione allora, procedendo a ritroso nel tempo, si dovrà arrivare ad un istante in cui tutta la sua materia era condensata in unico punto (singolarità) poi, per una sorta di esplosione si è avviato quel processo di dilatazione dello spazio- tempo che oggi constatiamo.

Da questa considerazione ha origine la teoria del Big Bang. Hubble riuscì a calcolare questo tempo che, in approssimazione, risultò essere di 14 miliardi di anni: l’età dell’Universo! Questi due concetti rappresentano i pilastri del “Principio cosmologico”.