L’abbondante presenza d’acqua e la formazione
della vita sulla Terra sono state nei tempi
recenti oggetto di numerose discussioni e
dibattiti nel mondo scientifico, in cui si
vedevano contrapporre due interpretazioni
fondamentali.
Una teoria affermava che l’acqua e la
conseguente vita si siano originate qui sulla
Terra a seguito di processi chimici e biologici
a lenta evoluzione, mentre l’altra sosteneva una
possibile provenienza extraterrestre durante la
formazione del proto
Sistema Solare: ipotesi della “panspermia”.
Quest’ultima aveva individuato come protagonisti
di questo processo evolutivo le comete che, data
l’abbondanza d’acqua, sotto forma di ghiaccio,
presente nella loro composizione, avrebbero in
passato, impattando sul nostro pianeta, portato
i mattoni della vita.
A questa versione, però, si dovette rinunciare
qualche anno fa, quando si scoprì che la traccia
isotopica dell’acqua delle comete era differente
da quella terrestre, facendo così cadere ogni
speranza. Ora, invece, a seguito delle ultime
scoperte si è riusciti con metodi diversi,
fattore molto importante questo per la genuinità
del risultato, a rilevare sulla superficie di un
grosso asteroide della Fascia Principale,
ghiaccio d’acqua e composti organici.
L’asteroide in questione è (24) Themis che con
200 km di diametro è situato tra Marte e Giove a
circa 3 UA (1 Unità Astronomica = 150 milioni di
km) ed è proprio questa sua relativa vicinanza
al Sole che ha lasciato perplessi i ricercatori.
Infatti a questa distanza l’acqua allo stato
solido avrebbe avuto durata breve; il lieve
riscaldamento solare sarebbe stato più che
sufficiente a farla evaporare in un giro di un
migliaio d’anni alle latitudini più favorevoli
ad un massimo di qualche milione d’anni per
quelle polari.
Quello che è sorprendente di questa scoperta è
che la quantità di ghiaccio rilevata si estende
su tutta la superficie dell’asteroide e, secondo
gli astronomi, ciò si potrebbe giustificare solo
con un continuo rifornimento d’acqua proveniente
dal suo interno. Questo impone una importante
rivalutazione di questi corpi celesti che fino
ad ora erano stati considerati come masse
rocciose aride costituenti una famiglia a sé.
Le tecniche adottate dai ricercatori si basano
sull’analisi spettroscopica della luce solare
riflessa dalla superficie di (24) Themis, dalla
quale sono emerse le inconfondibili bande di
assorbimento dell’acqua e le tracce di alcuni
composti organici.
Lo scenario che viene ipotizzato spiegherebbe
così la notevole quantità d’acqua presente sulla
Terra che si sarebbe accumulata durante la fase
evolutiva del Sistema Solare denominata “Grande
Bombardamento Tardivo” (avvenuto circa 4
miliardi di anni fa) in cui un’intensa pioggia
di asteroidi investì il nostro pianeta.
L’attenzione degli astronomi adesso è rivolta ad
altre stelle dove l’intento è quello di scoprire
sistemi che possano aver subito un processo
evolutivo analogo al nostro, fornendo così un
ulteriore conferma a questa teoria.
Ci sarebbe comunque un altro mistero da
chiarire: chi ha portato l’acqua sugli
asteroidi? |